lunedì 28 dicembre 2015

LUOGHI DELL'ANIMA...


Non dite: “Ho trovato la verità”, ma piuttosto “Ho trovato una verità”.
Non dite: “Ho trovato il sentiero dell’anima”, ma piuttosto, “Ho incontrato l’anima in cammino sul mio sentiero”.
Poiché l’anima cammina su tutti i sentieri.
L’anima non procede in linea retta, e neppure cresce come una canna.

L’anima si schiude, come un fiore di loto dagli innumerevoli petali. (Kalhil Gibran)

Ci sono luoghi dove vorresti tornare sempre. Può essere un angolo della casa, una città dall’altra parte del mondo o quel luogo disegnato da due braccia attorno alle quali vorresti stringerti forte. Spesso non conta la collocazione geografica per assaporare il gusto morbido e carezzevole che può regalare quel momento di perfetta fusione tra il proprio sé che si vede in superficie e quello che si sente nel profondo.
Mi riferisco a quello stato dell’essere che ognuno di noi sa di poter raggiungere soltanto in quel posto preciso. Lì siamo liberi, felici incondizionatamente; quando sentiamo di essere proprio lì dove vorremmo trovarci, non distratti, non protesi altrove.
Più che un luogo fisico, raggiungiamo un luogo dell’anima. Un allineamento tra il tempo, il luogo e il proprio abbandono.
Il bimbo che si stringe al seno della madre sente che quello è il suo luogo, il posto dove vive la sua pace.
Il viaggiatore solitario la può ritrovare osservando e penetrando il cielo dalla cima di una montagna o l’orizzonte oltre la linea del mare o le onde spumose dell’oceano o ascoltando il silenzio di una notte estiva rotto dal frinire delle cicale.
Un musicista di strada la può conquistare liberando le sue note blues tra i rumori metropolitani di New York.
Uno scrittore la può percepire sotto le sue dita nel momento stesso in cui riceve la visita improvvisa di un’ispirazione inattesa. Prende carta e penna, scrive e in quelle pagine trova conforto, la sua quiete.
Il pittore costruisce mille luoghi dell’anima con le sue pennellate; in ognuno di essi c’è un pezzo di sé.
Un genitore spesso assente che in un pomeriggio d’autunno  ritaglia un’ora del suo tempo dal suo planning lavorativo e si ritrova ad attendere il suo bimbo all’uscita di una scuola, vedrà ripristinare il senso delle cose da quel sorriso innocente che celebra la sua presenza. In quel momento, lì, davanti a quel cancello, uno di noi vivrà un momento di pienezza...i suoi piedi, avvezzi a calpestare con forza luoghi fisici, avvertiranno la leggerezza che può donare un luogo dell’anima.
Ci sono momenti in cui non conta più il mondo esterno, visibile, reale; spazi senza tempo e senza luogo in cui ci si guarda dentro e ci si riappropria del vero sé.
E allora, come se fossimo dietro una cascata, osserviamo scorrere il flusso dei nostri pensieri. Questi non ci sommergono più, lasciandoci stanchi, naufraghi e bagnati. E’ uno scorrimento calmo. Lento. Aperto alle opportunità. Possiamo decidere di rimanere fermi dietro la cascata  o di lasciarci raggiungere da qualche schizzo di acqua o di immergerci per affrontare le rapide, abbandonandoci al flusso della nostra vita. In ogni caso, vivremo con consapevolezza le opportunità scoperte o riscoperte grazie al nostro luogo dell’anima. 


Acqua, terra, montagne, vento, movimento
La ricetta di oggi allieterà il vostro palato, in qualunque luogo dell’anima deciderete di assaporarla…una torta morbida e croccante allo stesso tempo.

Torta simil sbrisolona vegan

Ingredienti per la pasta:
70 g di olio di mais
100 g di zucchero di canna Dulcita
250 g di farina di semi o integrale
60 g di farina di grano saraceno
½  cucchiaino di bicarbonato
50 g di latte vegetale
1 pizzico di sale
Uvetta passa (o pezzetti di cioccolato fondente)
Ingredienti per la crema:
100 g nocciole tostate
50 g di cacao
80 g di zucchero di canna Dulcita
100 ml latte vegetale
2 cucchiai olio di mais


Procedimento:

Per la crema frullate nel mixer le nocciole fino a ridurle a crema, poi unire gli altri ingredienti fino ad ottenere una crema il più liscia possibile. Tenete da parte.
Per la pasta mescolate in una ciotola l’olio, il latte vegetale, lo zucchero, le farine, l’uvetta passa o pezzetti di cioccolato fondente, il bicarbonato e il sale. Si otterrà un impasto piuttosto “sbricioloso”, non compatto. Rivestite uno stampo da crostata di 20 cm di diametro con carta da forno e versate sul fondo metà delle briciole, livellatele con un cucchiaio e ricoprire con tutta la crema alle nocciole. Sopra mettete le briciole di pasta rimanenti senza schiacciare troppo. Infornata e a 180° per 40 minuti circa, comunque fino a leggera doratura. 
Spolverizzate con zucchero a velo.




Dettaglio












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