lunedì 9 novembre 2015

"ALASKA"

Locandina del film
“Quest’orrore della solitudine, questo bisogno di dimenticare il proprio io nella carne esteriore, l’uomo lo chiama nobilmente bisogno d’amare” (C. Baudelaire).

Il titolo dell’ultimo film di Claudio Cupellini, “Alaska”, una coproduzione italo-francese che vede protagonisti i bravissimi Elio Germano e Astrid Berges-Frisbey, ci trasporta come suggestione nelle lande ghiacciate non dell’omonimo territorio geografico, bensì in quelle che si formano sulla superficie di certe anime che, disperatamente sole, non possono che attraversare la vita arrancando come “morti di fame” (fame di vita), resi superstiti da una sorta di glaciazione che la vita e il destino gli hanno riservato.
Nadine è una modella svogliata che sta partecipando ad un casting in un hotel di lusso di Parigi, lo stesso albergo dove lavora come cameriere Fausto, un italiano che sogna di fare fortuna. I due si incontrano sulla terrazza dell’albergo davanti ai tetti di Parigi e si attraggono come calamite, non sapendo niente l’uno dell’altra, accomunati soltanto dal fatto di essere soli al mondo, fragili e ossessionati dall’idea di dover riscattare le loro vite. Il film non ci dice nulla del loro passato, ma ci fa intuire che i due, pur giovanissimi, sono già consumati dalla tristezza e dalla solitudine. Si cadono addosso per non cadere nei loro abissi individuali.
Neanche il tempo di scambiarsi un bacio e vivono la prima grande disavventura. Questa, a dispetto delle circostanze, anziché dividerli, li unirà come un collante ineluttabile. Il loro stare insieme è segnato subito dalla tragedia, presagio di un cammino lastricato dalla sofferenza e dal dolore; tuttavia sembra anche essere l’unico scopo della loro vita. Nadine e Fausto si seguono e si inseguono, influenzandosi a vicenda e a fasi alterne in maniera deleteria, anche a distanza di tempo e di spazio, passando attraverso galere, ospedali, notti all’Alaska, locale che Fausto apre in società con un altro povero affamato di vita, Sandro (Valerio Binasco), sogni infranti e crimini efferati.
Tutti i personaggi che hanno la sfortuna di incappare lungo il cammino di Fausto o di Nadine sembrano in realtà marionette al cospetto della follia che si nutre dei loro sogni: quello di lui di fare soldi, quello di lei di trovare uno scopo. Ogni volta che uno dei due sta per riprendere in mano la sua mano, compare l’altro a rimischiare le carte, creando liti, confusione e guai. Persino i reati più gravi sembrano diventare per loro gesti inevitabili, una sorta di prezzo da pagare per tentare di conquistarsi un’occasione.
Film tosto, l’ho trovato più la storia di una folle ossessione che di un amore folle.
Un film sull’inevitabile sciagura a cui vanno incontro due anime scheggiate che quasi pretendono l’uno dall’altra l’antidoto in grado di sciogliere il loro ghiaccio interiore; si scelgono non tanto per condividere il presente che entrambi sfiorano appena senza sentirsi mai pienamente parti attive, ma per poter delegare ad un ipotetico futuro la compensazione dei loro vuoti esistenziali.
Vi lascio segnalandovi la ricetta di un dolce che vi farà senz’altro riprendere dai vuoti del film…


Plum cake vegan al grano saraceno, mela e cannella 
Ingredienti:

-       250 gr di farina (mix tra farro e grano saraceno)
-       80 gr di zucchero di canna
-       ½ bustina di lievito bio per dolci
-       un pizzico di vaniglia
-       30 ml di olio di mais
-       125 ml circa di latte di riso (o un latte vegetale a scelta)
-       1 bustina di preparato bio “Senza uovo” (io l’ho trovato in erboristeria. È un mix di farina di ceci, amido di mais e farina di semi di carrube in grado di donare la giusta consistenza ai dolci vegani)
-       cannella in polvere
-       1 mela rossa
-       Semi di papavero

Preparazione
Innanzitutto occorre sciogliere il contenuto della bustina “Senza uovo” in 70 ml di acqua a temperatura ambiente. Poi aggiungete anche l’olio e il latte vegetale. Tenete da parte.
Riunite in una ciotola la farina, lo zucchero, la vaniglia, il lievito e la cannella.
Amalgamate questo composto con i liquidi e da ultimo aggiungete la mela tagliata a dadini molto piccoli. Otterrete un impasto piuttosto denso (nel caso sia eccessivamente denso, potete aggiungere un altro po’ di latte).
Versate in uno stampo da plumcake, spargete un po’ di semi di papavero sulla superficie e cuocete a forno caldo a 180^ per circa 30 minuti.





  


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