giovedì 2 ottobre 2014

RESPIRANDO

Tramonto presso i Templi di Paestum
...quando vorresti dire troppe cose, forse è il momento di dare voce al silenzio...quando vorresti fare troppe cose, forse è il momento di fermare l'azione...
Il nocciolo dello stress è quello: non sapersi fermare. E allora partono le corse, i tanti, troppi input che si vogliono inseguire, le mille aspettative da non deludere...che poi, spesso, le aspettative sono solo fantasmi creati dalla nostra mente “(iper)perfezionista”. Quando si riesce a mollare la presa, ci si imbatte in una scoperta sorprendentemente rassicurante: il mondo, la nostra vita, va avanti lo stesso, anche se ci togliamo quelle scarpe-da-corsa-tuttofare, se decidiamo di dimezzare gli appuntamenti, se rimandiamo quell’impegno pseudo urgente a domani, se anziché entrare nel turbinio isterico delle faccende scegliamo di adempiere ad un solo, essenziale, imprescindibile, compito: respirare.
Nei momenti in cui il corpo, la mente, tutto il nostro essere, sta rischiando il tilt, l’unica cosa di cui dovremmo occuparci è il nostro respiro. Accorgersi di esistere. In quei momenti, occorre solo riprendere contatto con la terra, sentire che i piedi sono ben piantati a terra, che abbiamo delle mani con cui sentire la nostra pancia, un naso con cui inspirare e una bocca dalla quale far uscire l’aria, oltre a tutta quella polvere che lungo le corse del quotidiano attiriamo sulle pareti del nostro corpo.
Lo so, lo so: facile a leggersi nei manuali di yoga o a dirsi, ma nella pratica è così difficile! E’ difficile eppure tanto banale interessarsi al proprio respiro. Lo abbandoniamo lì, come un qualcosa che è inserito con il pilota automatico e del quale non occorre preoccuparsi.
Solo quando si cominciano ad avvertire i disagi legati ad una cattiva respirazione (tensione all’addome, ansia, senso di confusione mentale, ecc.) ci si rende conto che quel pilota automatico, in realtà, ha bisogno del nostro intervento.
E non serve nemmeno chiudere il mondo fuori e stendersi su un tappetino (…anche se a volte è una bella cosa anche questo…) per imparare, man mano, a respirare bene; basta portare l’attenzione dentro questa semplice azione. Qualunque cosa si stia facendo, proviamo a non perdere il contatto con il nostro respiro, accompagniamolo affinchè esso, a sua volta, ci conduca verso un auspicabile stato di calma consapevole.

Attimi che tolgono il respiro (anzi che lo valorizzano ;-))
E a proposito di calma…vi propongo una ricetta che ha davvero bisogno di calma e di attenzione per la sua preparazione.
Pulire accuratamente le foglie della cicoria, lavarle una ad una, lessare e ripassare la verdura…non mi si venga a dire che non si può praticare meditazione anche cucinando...(purchè lo si faccia “essendoci”, respirandovi dentro)!! ;-)

Vellutata di lenticchie rosse decorticate con cicorietta saltata

Ingredienti:

-       lenticchie rosse decorticate biologiche
-       1 patata lessa
-       aromi
-       succo di limone
-       lievito alimentare secco
-       cicoria
-       olio, sale, peperoncino e semi di sesamo
-       salsa tamari o di soia

Preparazione:
Per la cicoria: dopo averla lessata, ripassatela in padella con olio, un pizzico di sale, peperoncino e semi di sesamo (io li aggiungo sempre verso la fine). Tenetela da parte e poi la adagerete sopra la vellutata.
Per la vellutata: dopo aver cotto le lenticchie rosse (in una pentola con acqua leggermente salata, cipolla e sedano. 2 volumi di acqua per ogni volume di lenticchie) e lessato la patata, frullate con il minipimer lenticchie e patata, aggiungendo aromi a piacere (io ho usato origano e mentuccia), succo di ½ limone, un cucchiaio di lievito alimentare secco e un filo di salsa tamari o di soia. Se occorre aggiungete un filo di latte di riso (se invece è troppo liquida stemperate con un cucchiaio di farina di riso o amido di mais) e impiattate con un filo d’olio extravergine di oliva.
Servite la vellutata con la cicoria ripassata e crostini di pane.



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