venerdì 17 ottobre 2014

PARADOSSI DEI TEMPI MODERNI

Postazione di lavoro 

A volte si leggono cose per le quali devi tornare indietro dopo poche righe per rileggerle di nuovo perché forse hai avuto un’allucinazione e non è vero ciò che credi di aver letto…e invece, tornando indietro, quelle parole, quei fatti (aberranti) sono ancora lì sotto ai tuoi occhi e pesano sullo stomaco come macigni.
A volte si tratta di tragedie inspiegabili…
A volte di paradossi della burocrazia o della politica sociale…
Altre volte di drammi della follia, della natura o della barbarie umana…
Ieri una notizia “raggelante” (in tutti i sensi):

“I due giganti della Silicon Valley, Facebook ed Apple si sono offerti di pagare il procedimento per consentire alle proprie dipendenti di congelare gli ovuli nell'eventualità che un giorno decidano di fare un figlio” (fonte: http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/10/15/news/facebook_e_apple_pagano_il_congelamento_degli_ovuli_delle_proprie_impiegate-98151624/)

Per la serie “come comprare le scelte, il tempo, la vita privata e le opportunità” di una donna in una botta sola, cercando di abbindolarla a suon di benefit (anche se personalmente ho serie difficoltà a considerare agevolazione un’aberrazione simile…) e al prezzo di renderla schiava del padrone dal nome “carriera”, in virtù della quale si convince che sia possibile gestire qualunque orologio, quello biologico compreso.
Si dà per scontato che una donna abbia nel dna sia il sacro fuoco della carriera che un ineluttabile istinto materno da dover soddisfare, prima o poi. Ma chi l’ha detto?
Il propendere per un cammino fatto di conti, bilanci e cartellini orari oppure per un altro in cui essere semplicemente “mamma” potrebbe (e dovrebbe) essere frutto di una libera scelta.
E quand’anche una donna volesse realizzarsi in entrambe le dimensioni (e ne avrebbe pieno diritto), dovrebbe poter aspirare ad altre forme di tutela, perché una mamma lavoratrice è una figura che ha un ruolo importantissimo nell’ambito di una società per il solo fatto di esserlo, madre. Prima ancora del ruolo lavorativo che ricopre. E quindi  piuttosto che tirare fuori questa manovra ricattatoria, le aziende e l’intero sistema sociale, dovrebbero discutere seriamente di come poter attuare misure di sostegno alle madri lavoratrici. Invece tirano fuori questa assurda opzione surgelatoria: mettere nel congelatore la propria momentanea carriera o i propri ovuli??
Mah…
Tutte le donne, mamme, nonne che ci hanno preceduto, avranno strabuzzato gli occhi davanti a questa notizia dei tempi moderni, dove la scienza viene assoldata, ancora una volta, dall’egoismo per dare l’illusione dell’onnipotenza umana. I tempi, la natura, persino il nostro corpo non sono merci da gestire a proprio comodo e a proprio piacimento. Ci sarebbe prima di tutto un rispetto da coltivare per tutte e tre queste componenti. Ma forse…qualcuno pensa che anche questo possa essere congelato, in attesa che si risvegli una coscienza, personale e sociale, più lucida e consapevole??


Per alleggerire i toni, andiamo in cucina per questa ricetta che, in forma di boicottaggio simbolico per la notizia di cui sopra, prevede solo ingredienti freschi e non surgelati ahahhaha :-)

  Ingredienti:
- - quinoa 
- - zucchina, carota, patata e falda di peperone giallo
- - sale, erbe aromatiche a scelta e olio evo

Preparazione:
Lessate la quinoa in acqua leggermente salata (per ogni 70 gr di quinoa ci vogliono circa 150 ml di acqua). Per un gusto più deciso, potete aggiungere un filo di salsa tamari o shoya nell’acqua durante la cottura.
Una volta cotta (in circa 12/15 minuti), tenete da parte.
Tagliate a pezzetti molto piccoli zucchina, carota, patata e una falda di peperone giallo. Fate rosolare le verdure in una padella con un filo d’olio, erbe aromatiche a scelta e poco sale. Coprite con acqua, mettete un coperchio e fate stufare. Lasciate le verdure leggermente croccanti.
Condite la quinoa con le verdure, amalgamando per bene il tutto.


giovedì 2 ottobre 2014

RESPIRANDO

Tramonto presso i Templi di Paestum
...quando vorresti dire troppe cose, forse è il momento di dare voce al silenzio...quando vorresti fare troppe cose, forse è il momento di fermare l'azione...
Il nocciolo dello stress è quello: non sapersi fermare. E allora partono le corse, i tanti, troppi input che si vogliono inseguire, le mille aspettative da non deludere...che poi, spesso, le aspettative sono solo fantasmi creati dalla nostra mente “(iper)perfezionista”. Quando si riesce a mollare la presa, ci si imbatte in una scoperta sorprendentemente rassicurante: il mondo, la nostra vita, va avanti lo stesso, anche se ci togliamo quelle scarpe-da-corsa-tuttofare, se decidiamo di dimezzare gli appuntamenti, se rimandiamo quell’impegno pseudo urgente a domani, se anziché entrare nel turbinio isterico delle faccende scegliamo di adempiere ad un solo, essenziale, imprescindibile, compito: respirare.
Nei momenti in cui il corpo, la mente, tutto il nostro essere, sta rischiando il tilt, l’unica cosa di cui dovremmo occuparci è il nostro respiro. Accorgersi di esistere. In quei momenti, occorre solo riprendere contatto con la terra, sentire che i piedi sono ben piantati a terra, che abbiamo delle mani con cui sentire la nostra pancia, un naso con cui inspirare e una bocca dalla quale far uscire l’aria, oltre a tutta quella polvere che lungo le corse del quotidiano attiriamo sulle pareti del nostro corpo.
Lo so, lo so: facile a leggersi nei manuali di yoga o a dirsi, ma nella pratica è così difficile! E’ difficile eppure tanto banale interessarsi al proprio respiro. Lo abbandoniamo lì, come un qualcosa che è inserito con il pilota automatico e del quale non occorre preoccuparsi.
Solo quando si cominciano ad avvertire i disagi legati ad una cattiva respirazione (tensione all’addome, ansia, senso di confusione mentale, ecc.) ci si rende conto che quel pilota automatico, in realtà, ha bisogno del nostro intervento.
E non serve nemmeno chiudere il mondo fuori e stendersi su un tappetino (…anche se a volte è una bella cosa anche questo…) per imparare, man mano, a respirare bene; basta portare l’attenzione dentro questa semplice azione. Qualunque cosa si stia facendo, proviamo a non perdere il contatto con il nostro respiro, accompagniamolo affinchè esso, a sua volta, ci conduca verso un auspicabile stato di calma consapevole.

Attimi che tolgono il respiro (anzi che lo valorizzano ;-))
E a proposito di calma…vi propongo una ricetta che ha davvero bisogno di calma e di attenzione per la sua preparazione.
Pulire accuratamente le foglie della cicoria, lavarle una ad una, lessare e ripassare la verdura…non mi si venga a dire che non si può praticare meditazione anche cucinando...(purchè lo si faccia “essendoci”, respirandovi dentro)!! ;-)

Vellutata di lenticchie rosse decorticate con cicorietta saltata

Ingredienti:

-       lenticchie rosse decorticate biologiche
-       1 patata lessa
-       aromi
-       succo di limone
-       lievito alimentare secco
-       cicoria
-       olio, sale, peperoncino e semi di sesamo
-       salsa tamari o di soia

Preparazione:
Per la cicoria: dopo averla lessata, ripassatela in padella con olio, un pizzico di sale, peperoncino e semi di sesamo (io li aggiungo sempre verso la fine). Tenetela da parte e poi la adagerete sopra la vellutata.
Per la vellutata: dopo aver cotto le lenticchie rosse (in una pentola con acqua leggermente salata, cipolla e sedano. 2 volumi di acqua per ogni volume di lenticchie) e lessato la patata, frullate con il minipimer lenticchie e patata, aggiungendo aromi a piacere (io ho usato origano e mentuccia), succo di ½ limone, un cucchiaio di lievito alimentare secco e un filo di salsa tamari o di soia. Se occorre aggiungete un filo di latte di riso (se invece è troppo liquida stemperate con un cucchiaio di farina di riso o amido di mais) e impiattate con un filo d’olio extravergine di oliva.
Servite la vellutata con la cicoria ripassata e crostini di pane.