lunedì 16 dicembre 2013

QUEL VIAGGIO CHE INIZIA DA DENTRO....

Orizzonti 
A volte capita che mi si accende quello sguardo bramoso sul mondo che mi fa desiderare di essere in mille posti diversi per assorbire quanta più vita possibile…in quelle occasioni vorresti sapere…conoscere…andare a vedere di là…affacciarti di qua’…respirare tante altre “arie” per arricchire l’atmosfera nella quale evapora la nostra essenza…tra ossigeno e libertà…tra aromi, profumi, odori, colori e rumori…curiosare tra banchi, tessuti e specialità…ascoltare voci, dialetti, rumori…nascondersi tra lenzuola stese al vento, perdersi nello sguardo di chi ti cammina accanto, rincorrersi in vicoletti sgangherati o sorseggiare un tè in una piazza che conserverà per sempre il sapore dei giorni sereni…
…il viaggio è stupore e meraviglia, è protendersi e abbandonarsi, è l’arricchimento che più voglio mettere dentro le mie tasche vuote…è l’orizzonte con cui voglio riempire i miei occhi…il faro, sempre acceso, della conoscenza…il viaggio ci trasforma, ci rende partecipi, adattabili, maturi.
Non il viaggio da turista, comunemente inteso. Ma quello affrontato come se si diventasse parte stessa del luogo verso cui tendiamo.  
Quello che ti avvicina alle storie, ad altre culture, in cui ti cali in un diverso vissuto prima ancora che estasiarti davanti a elaborate architetture.
In questo senso ogni incontro, ogni angolo (anche della propria città) può diventare occasione di viaggio, se oltre alle nostre gambe e ai nostri occhi, sapremo farci sostare per un pò la nostra anima.


E dopo un qualsiasi viaggio, della mente e/o del corpo, perché non rifocillarsi con un piatto energetico, semplice, gustoso e naturale?
Per esempio un bel piatto di spaghetti alla zucca…
Spaghetti zuccosi ;-)
Ingredienti:
-       spaghetti di kamutt
-       zucca
-       cipolla
-       erbe aromatiche
-       (a piacere lievito alimentare secco in fiocchi)
-       olio evo, un pizzico di sale

In un tegame fate appassire la cipolla affettata in un po’ d’acqua con un filo d’olio. Aggiungete la zucca tagliata a pezzetti, qualche erba aromatica a scelta, un pizzico di sale e fate stufare. Potete aggiungere un filo di latte di riso per un risultato più cremoso.
Lessate al dente gli spaghetti di kamutt.
Conditeli con la zucca e una spolverata con lievito alimentare secco (che sostituisce il parmigiano).



martedì 26 novembre 2013

OSSERVARE E' UN PO'...MEDITARE...

Scorci di Roma da una visuale privilegiata
Ho trascorso un bel po’ di tempo seduta ai bordi di una fontana di Roma, ad osservare la folla…
Sfilavano davanti a me volti, storie, colori, i look più svariati dai quali ho tentato di presumere le diverse provenienze geografiche, culturali e sociali…
Ho udito suoni, schiamazzi, accenti, dialetti, lingue…sono stata testimone involontaria di baci frettolosi; ho visto mani che cercavano la stretta di altre mani, ho assistito al rituale turistico della "MESSA IN POSA-SORRISO-CHEESE".
In quei momenti, dal mio privilegiato punto di osservazione, la sensazione che mi pervadeva era di pura curiosità.
"Dove starà andando quella coppia silenziosa? Perché quei signori stanno discutendo a voce alta? da dove viene quel gruppo di giovani dall'abbigliamento bizzarro?"
Avevo fame di storie di vite. Avrei inseguito mille discorsi con le mie orecchie…avrei camminato verso mille direzioni con le mie gambe…avrei posato il mio sguardo su mille volti, occhi, mani… avrei scattato mille istantanee per stampare attimi di semplice vita metropolitana.
E' come trovarsi davanti alla proiezione di un film; in questa rappresentazione la cinepresa è il nostro sguardo che può spaziare senza essere necessariamente limitato dalle scelte di un regista.
Mi affascinano questi momenti di totale immersione nella realtà. E' bello ogni tanto prestare attenzione a ciò che ci succede attorno, a ciò che VIVE intorno a noi, non limitandosi ad uno sguardo frettoloso e superficiale.
Giardini all'inglese presso la Reggia di Caserta
Anche gli elementi della natura offrono infiniti spunti per praticare l’osservazione: un albero maestoso proteso in mille direzioni, le foglie che vibrano, i profili di una montagna che cambiano a seconda della luce e del tempo, una nuvola che attraversa frettolosa il cielo, disegnando forme da indovinare.
Un volo tra le nuvole
Persino il tempo può essere osservato.
Ho osservato quando dura un minuto. Il tempo, che di solito è un qualcosa di sfuggente, diventa appunto “QUALCOSA” perché vi presto attenzione, perché lo percepisco.
Un minuto che nel disegno globale del tempo è un nulla, se osservato dura molto di più di quello che pensiamo.
Il tempo della nostra vita dura anche tutti quei segmenti dei quali, spesso, non ci accorgiamo…
Oggi vi propongo una ricetta molto semplice, ma di effetto (visivo e gustativo ;-))
E’ a base di quinoa, uno pseudo cereale che la Fao ha definito il cerale del futuro. Questo vi fa capire l’elevato valore nutrizionale che possiede questo alimento. La quinoa è ricca di sali minerali, vitamine B1, B2, E e C, fibre e a differenza degli altri cereali più noti, garantisce anche un buon apporto di proteine. Ed è priva di glutine.

Tortini di quinoa con le zucchine
Ingredienti:
-       quinoa (io uso quella che non ha bisogno di ammollo)
-       zucchine
-       erbe aromatiche a scelta
-       semi di sesamo
-       olio evo, un pizzico di sale
-       lievito alimentare in polvere


Sciacquate e versate la quinoa in una pentola, aggiungete acqua (per ogni volume di quinoa, ce ne vogliono almeno due di acqua) e una zucchina tagliata a pezzettini. Portate a bollore. Ci vorranno circa 15/20 minuti per la cottura. Quando l’acqua sarà quasi interamente assorbita dalla quinoa, aggiungete un trito di erbe aromatiche a scelta e un pizzico di sale.
Impiattate con l’aiuto di un coppa pasta. Decorate con semi di sesamo, una spolverata di lievito alimentare ed un filo di olio evo.





mercoledì 6 novembre 2013

QUESTIONE DI MODI...E DI TEMPI...

Tramonto a Casertavecchia
Non basta avere qualcosa di GIUSTO da dire, un messaggio GIUSTO da divulgare o pensare alla cosa GIUSTA da fare.
Occorrono altre imprescindibili condizioni affinchè non sia tutto vano (o peggio ancora controproducente): che il tempo sia quello giusto (per dire, fare o non fare) e che il modo lo sia altrettanto.
Alcune persone hanno tutte le carte in regola per fare la mossa giusta, ma sbagliano il modo, il gesto, il tono.
Ecco allora che la loro azione e il loro pensiero non riescono ad arrivare al centro. Non raggiungono i cuori ai quali si rivolgono e allora scivolano via, vanificando il loro pur lodevole intento.
Elevarsi sentenziando ha in sé il germe della presunzione, quindi adottando questo modo ci si può pure "elevare" materialmente, ma non spiritualmente. 
Una cosa giusta può realizzarsi anche in punta di piedi, ha un tono di voce piacevole, un vestito sobrio, modi garbati e tempi maturi. Può essere scritta in caratteri corsivi con la penna stilografica, anzichè a caratteri cubitali con un pennarello dalla punta grossolana.
La Grande Cascata presso la Reggia di Caserta
L’acqua parte da cime elevatissime, ma sa precipitarsi con forza verso i luoghi più bassi. Questa è umiltà. E sa aggirare gli ostacoli, si adatta e nonostante la sua fluidità diventa più forte di qualunque altra cosa. Questa è l’adattabilità e la pazienza.
Occorre sempre saper rispettare, a volte bisogna anche saper aspettare.
È sottile il confine tra confronto e scontro. Solo nel primo è racchiuso il germoglio della saggezza. Nel secondo c’è sempre qualche condizione che non è stata rispettata: il tempo, il modo o l’intenzione.
A noi l’ardua impresa nel saperci collocare nell’uno o nell’altro territorio. Da una parte arricchiremo noi stessi, dall’altra forse solo il nostro ego.   
...intanto, con questo piatto che vi propongo oggi arricchiamo la nostra tavola...;-) 
Tortini di miglio alla crema di zucchine


Ingredienti:

-       miglio decorticato
-       latte di cocco
-       zucchine
-       pinoli
-       erbe aromatiche a scelta (io ho usato un po’ di origano)
- crema di riso biologica (la trovate nei negozi di alimentazione naturale e sostituisce i formaggi cremosi o la panna quando serve un tocco di cremosità alle preparazioni)
-       olio

Far cuocere (secondo i tempi riportati nella confezione) il miglio decorticato nel latte di cocco (eventualmente allungato con dell’acqua). Considerate che in genere per ogni dose di miglio, ce ne vogliono due di liquido.
Una volta cotto, mettetelo nelle formine e fate raffreddare in modo che quando capovolgerete lo stampino, il tortino non si sfaldi.

In una padella versate un filo d’olio, le zucchine a rondelle, erbe aromatiche a scelta e coprite con un po’ di brodo vegetale o acqua. Una volta cotte le zucchine, frullatele con il minipimer aggiungendo un cucchiaio di lievito alimentare, un po’ di crema di riso e qualche pinolo. Servite i tortini di miglio adagiati sulla crema di zucchine. 

giovedì 10 ottobre 2013

LA GENEROSITA' DENTRO UN SORRISO...

Sorrisi zen...in quel di Tuscania...
…personaggi grandiosi di ogni tempo e di ogni approccio filosofico hanno sottolineato l’importanza del sorriso.

“Un giorno senza sorriso è un giorno perso” (C. Chaplin)

“Non capiremo mai abbastanza quanto bene è capace di fare un sorriso” (Madre Teresa di Calcutta)

“La mattina quando vi alzate, fate un sorriso al vostro cuore, al vostro stomaco, ai vostri polmoni, al vostro fegato. Dopo tutto, molto dipende da loro” (T. Terzani)

“Sorridi anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un sorriso triste c’è la tristezza di non saper sorridere” (J. Morrison)

Proprio stamattina riflettevo su quanto sia bello ricevere un sorriso. E donarlo. Mi riferisco allo scambio di un sorriso vero, ovviamente.
Il sorriso di circostanza, finto, forzato è e resta un mero segno di espressione facciale.
Quello autentico apre invece orizzonti di sconfinata dolcezza. E’ un’esperienza che dal viso si protende al cuore. Quando concediamo un sorriso di questo tipo è infatti la nostra anima che si sta protendendo verso la bellezza del vivere, del condividere.
Dovrebbe esistere un esercizio quotidiano: quello di coltivare il nostro personale “campo del sorriso”. Possono esserci giorni in cui il raccolto è scarso. Ma quando i tempi e le occasioni sono mature, non perdiamo la grande opportunità di arricchire quel campo con piccoli germogli di tenerezza.
La terra ha bisogno di semi per poter offrire poi i suoi frutti.
Anche l’anima della terra ha bisogno di semi per poter tirare fuori il meglio dall’umanità.
E mai come in questo momento abbiamo bisogno di sorrisi rassicuranti per credere che quel “meglio” esiste ancora! Ma per poterli ricevere dobbiamo essere innanzitutto disposti ad elargire i nostri. Senza paura di peccare di mielosità. Immaginiamo il sorriso come un suono armonico da far vibrare con maestria sulle corde del nostro quotidiano.   

In tema di dolcezza, oggi non posso che proporvi la ricetta di una torta…che definirei autunnale…data la presenza della pera e delle noci e vegan, senza uova, burro e latte (se non di riso)…

Una dolce merenda
Ingredienti:
-       300 gr di farina di farro
-       180 gr di zucchero di canna
-       1 cucchiaio di fecola o di amido di mais
-       1 bustina di cremortartaro
-       ½ cucchiaino di vaniglia in polvere
-       un pizzico di sale
-       40/50 gr di noci tritate molto finemente
-       40 gr di cioccolato fondente
-       30 ml bicchiere di olio di mais
-       200 ml circa di latte di riso (al cocco)
-       1 pera

Fate fondere a bagnomaria il cioccolato. Tagliate la pera a fettine e spruzzarvi un poco di limone. Nel frattempo riunite in una ciotola la farina, lo zucchero, la fecola, la vaniglia, un pizzico di sale, le noci sbriciolate. Mescolate il tutto con una spatola o cucchiaio di legno.
Aggiungete il cioccolato fuso e poi piano piano il latte di riso fino ad ottenere un impasto morbido (né troppo denso, né troppo liquido).
Versate il composto in una teglia oliata e infarinata. Adagiarvi tutto intorno le fettine di pera. Infornare a (forno già caldo) a 180^ per circa 40 minuti. Prima di spegnere, consueta prova dello stecchino.
Una morbida consistenza 




martedì 24 settembre 2013

TRE PASSI AVANTI...E UN PASSO INDIETRO...

Tramonto a Viterbo (la prima sera d'autunno)
Cambiano le cose, come cambiamo noi.
Sperabilmente, se si decide di intraprendere un cammino di maturazione, di consapevolezza, si cambia in meglio. 
Ogni tanto però parti di te che credevi di aver migliorato tornano ad affacciarsi prepotentemente; la loro visita ti ricorda che, in fondo, sei ancora lontana/o da quell’idea di evoluzione che tenti di incarnare. Ce n’è di strada da fare! Questi episodi si possono considerare come prove di umiltà. Quel sentirsi “mai arrivati” che protegge dal senso di presunzione.
Certo, non può diventare un alibi.
Il “sono fatta così” è un’arma a doppio taglio, specie quando finisce per diventare la carta jolly da giocarsi nei rapporti con le persone a cui teniamo di più.
Il dover ricorrere a questa giustificazione, a volte, svilisce prima di tutto se stessi e non lascia spazi di apertura e confronto con le altre persone.
Ovviamente mi riferisco ai casi in cui più che a reclamare un proprio modo di essere, ci si sta nascondendo dietro un limite che, piuttosto che essere affrontato, non si vuole proprio vedere.
Proteggere la propria identità e la propria unicità è una cosa positiva, ma non può valere come scusa per non compiere quel cammino evolutivo che è nella natura stessa delle cose.
C’è una frase di una canzone di Jovanotti (Estate) che mi piace molto:
“…se non avessi voluto cambiare oggi sarei allo stato minerale…”
Se quella volontà c’è, non bisogna mai arrestare il proprio cambiamento (inteso come miglioramento), quand’anche, di fronte ad imbarazzanti mosse involutive, si ha la sensazione di ritornare “allo stato minerale”.
E a proposito di cambiamenti, concludendo una tipica “contorsione mentale”, voglio celebrare con una piccola poesia e con una golosa crostata alla marmellata, il cambio di stagione appena avvenuto: benarrivato Autunno!

Fogliame autunnale in quel di Sponga 
CAMBIO STAGIONE

Succede…
Lentamente o travolta da un vortice
abbandona una foglia il suo ramo;
È stagione del lasciar cadere,
di veder appassire i colori accesi;
Sbiaditi ormai i ricordi del mare
arrivano le castagne in piazza sul braciere…
Una tazza fumante ha preso il posto del gelato
e dove stavano il costume e le maglie leggere
ora riponi il cappotto e le coperte per la sera.
Le giornate diventano lente,
scurisce prima il cielo,
i vetri si fanno appannati,
affidi ad un brodo caldo
l’idea della cena
sperando che il suo tepore
ti riscaldi un po’ il cuore.


CROSTATA ALLA MARMELLATA

Ingredienti:
-    200 gr di farina di Kamutt integrale o semintegrale (o potete usare metà farina integrale e metà di farro)
-       60 gr di zucchero di canna
-       50 ml di olio di mais
-       la scorzetta e il succo di ½ limone (non trattato)
-       ½ bustina di cremortartaro
-       ½ cucchiaino di vaniglia in polvere
-  Latte di riso o di soia alla vaniglia (quanto basta per impastare, circa 180 ml)
- marmellata a piacere

Versate in una ciotola capiente la farina, lo zucchero, il cremortartaro, la vaniglia, la scorzetta e il succo di ½ limone. Mescolate e poi aggiungete a filo l’olio e di seguito (poco alla volta) il latte.
Lavorate per bene l’impasto fino ad ottenere una palla morbida e non sbriciolosa (regolatevi aggiungendo latte o farina).
Potete poi rivestire subito una tortiera da crostata, ricordandovi di lasciare un po’ di impasto per fare le striscette.
Bucherellatene il fondo con la forchetta.
Versate la marmellata preferita, adagiate a piacere le strisce e infornate a 180^ (forno già caldo) per circa 35/40 minuti.





martedì 10 settembre 2013

...L'AUSPICABILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE....

Consigli di lettura
Leggendo il libro “Mangiar sano e naturale – con Alimenti Vegetali Integrali” del Professor Michele Riefoli mi sono imbattuta in tantissimi spunti di riflessione, alimentari e non solo. Indicazioni e suggerimenti che poi, con umiltà e in punta di piedi, mi permetto di elaborare secondo la mia coscienza e la mia esperienza nel quotidiano (…mi perdoni l’autore per la libera interpretazione ed applicazione dei suoi insegnamenti ;-)). Una delle cose che mi ha colpito è stato il concetto del “piacere che fa bene” e del “il piacere che fa male”, che il prof. sapientemente illustra in uno dei primi capitoli.
Imparare a riconoscere i propri meccanismi mentali e a distinguere ciò che ci fa scegliere l’uno o l’altro dei piaceri è un esercizio da inserire in un percorso che possa dirsi di vero benessere. Il benessere è uno stato che si raggiunge solo quando fisico e mente sono resi liberi da pregiudizi, falsi miti, idee e soluzioni preconfezionate. Non sempre quello che ci è già noto, per tradizione, educazione o preconcetto, si rivela essere la scelta “giusta” per noi.
La leggerezza non si misura solo sulla bilancia.
Quella del corpo sì, ma per sentirsi in uno stato di benessere globale, non basta avere un corpo leggero se poi si ha la mente pesante come un macigno. La leggerezza della mente si conquista innanzitutto a colpi di consapevolezza e di autonomia di giudizio. Anzi di “non-giudizio”.
Più impareremo ad allontanare da noi i giudizi, più ci scopriremo più leggeri. Anche il respiro diventerà più fluido, gli occhi più accesi, la mente più lucida, il volto più sereno.
Distendere i pensieri distende anche i tratti del volto. Verificabile.
Ogni giorno dispensiamo giudizi di ogni genere: giudichiamo gli altri, le situazioni, noi stessi. Così facendo disperdiamo energie e un corpo scarico di vitalità è un corpo appesantito, quand’anche tonico e scattante dal punto di vista muscolare.
Ogni volta che stiamo per elargire un giudizio (magari malevolo) immaginiamo che così facendo stiamo per inserire la mente in una presa di corrente che anziché fornirci energia, ce la sta per usurpare. Allora voltiamo lo sguardo e trasformiamo la nostra posizione sulla scena: da giudicanti, “limitiamoci” ad essere attenti osservatori. Anche l’osservazione è un talento da coltivare e può insegnarci molto, anche e soprattutto su noi stessi.

“Considero il giudizio del bene e del male come la danza serpentina di un drago, e il sorgere e il tramontare delle credenze come null'altro che le tracce lasciate dalle quattro stagioni.” (Buddha)

“La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare”. (Jiddu Krishnamurti)

Rimanendo in tema di leggerezza, oggi vi propongo questo piatto a base di riso rosso integrale (o selvaggio). Non so se contribuirà a mantenere leggera la mente, ma di sicuro la digestione ne beneficerà ;-) Questa varietà di riso è altamente digeribile e possiede un alto contenuto di antiossidanti.

Riso rosso "natural style"
Ingredienti:
-       Riso rosso integrale
-       Zucchine, melanzana
-       Lievito alimentare
-       Semi misti (girasole, lino, sesamo)
-       Olio
-       Mix erbe aromatiche

Lessate il riso in acqua leggermente salata, scolatelo una volta cotto (ci vorranno circa 30/40 minuti) e tenetelo da parte (per ogni dose di riso, in genere ci vogliono tre dosi di acqua).
Affettate lo scalogno in padella, versatevi un filo d’olio, aggiungete la zucchina e la melanzana tagliate a pezzettini, erbe aromatiche a scelta e cuocete aggiungendo un mestolo di acqua o di brodo vegetale.
Una volta cotte, condite per bene il riso con queste verdure, un cucchiaio di lievito alimentare, una manciata di semi misti e un filo di olio extra vergine d’oliva a crudo.



lunedì 2 settembre 2013

...COSE FACILI, COSE SEMPLICI...E COSE CHE VALGONO...

Atmosfere zen
E' FACILE:

…è facile sentirsi dissetati quando accanto hai la fortuna di avere sempre pronta una bottiglia di acqua fresca e potabile…(alla fine al valore di quella bottiglia non ci pensi nemmeno più…)
…sentirsi calmi quando intorno c’è solo il fruscio delle foglie e il cinguettio di qualche uccellino…(e magari non riesci nemmeno a sentire il suono armonico che offre la natura…)
…sentirsi “appagati” quando intorno c’è chi premia, con i gesti e le parole, le tue abilità…(e finisci per pretendere sempre di più facendoti tentare dalla superbia e dalla presunzione…)
…sentirsi in equilibrio quando non ci sono scosse di alcun tipo a minare la tua stabilità…(e poi…basta un colpo di vento per mandare all’aria le tue gambe…)
La saggezza è qualcosa che va oltre le singole contingenze. È la luce che rischiara in mezzo alle nebbie, il bicchiere di acqua nel deserto, il silenzio della mente in mezzo ai rumori del quotidiano, è la chiave che apre porte sbarrate, il balsamo che scioglie nodi, è un punto di vista che sa mutare, come mutano le cose, come mutiamo noi. E’ la capacità di adattarsi man mano alla vita, imparando ad indossarla con scioltezza come si porterebbe un abito su misura.
La saggezza è quell’arte, quel talento che ti permette di riconoscere il valore di ogni singola cosa. È l’abilità che non è destinata a portare onori, ma onora essa stessa la tua vita e la colma di bellezza, di completezza, di soluzioni.
La saggezza non nasce dalle cose facili, non nasce dalle cose difficili. Fiorisce solo in quel cuore che sa accettare la vita, abbandonandosi al suo flusso con fiducia e gratitudine. 

…e a proposito di cose facili, guardate come è semplice, veloce e natural questo piatto di pasta alle zucchine…
Penne con le zucchine


Ingredienti:

-       pasta integrale di kamutt
-       zucchine
-       erbe aromatiche miste *
-       un filo d’olio

Mentre aspettate che bolle l’acqua per la pasta, fate cuocere in un tegame con un po’ d’acqua le zucchine a pezzetti insaporendole con un mix di erbe aromatiche (*al riguardo frullate origano, basilico, rosmarino, mentuccia, 1 cucchiaio di lievito alimentare in fiocchi, 1 fetta biscottata e usate la polvere come insaporitore).
Quando la pasta sarà cotta, conditela con le zucchine ed un filo di olio extra vergine di oliva.




giovedì 25 luglio 2013

INSPIRARE, ESPIRARE E...ASPIRARE...

...come gabbiani....a bordo della Dollaro II
Penso che quando si hanno delle aspirazioni vere, autentiche, di quelle che provengono dall’anima, bisogna tentare il tutto per tutto per realizzarle…
Se qualcosa ci appartiene, in qualche modo riusciremo a viverla: in qualche caso potremo solo sfiorarla, in altri si paleserà proprio come l’avevamo immaginata.
Penso anche che quando pensiamo di avere un’aspirazione, ma non la sentiamo davvero nel profondo, stiamo mettendo delle ali fragili ad un progetto che difficilmente riuscirà a decollare…
Bisognerebbe sempre avere il coraggio di riconoscere le proprie vere aspirazioni, senza farsi condizionare dal consenso sociale, dalle aspettative familiari, dal sentire comune. E' il primo passo per vivere una vita autentica. E già questa è una delle più alte aspirazioni. Non importa se la tua non è quella che gli altri definirebbero una vita di successo, fama, gloria.
Ciò che conta è che tu non stia coltivando dentro di te delle finte aspirazioni, destinate poi a trasformarsi in frustrazioni.
Siamo tutti diversi gli uni dagli altri.
Visioni all'aeroporto di Fiumicino
C’è chi sente di essere portato per la comunicazione, chi per le pubbliche relazioni, chi per la politica, chi per la musica. E c’è anche chi, a prescindere dal ruolo, dal lavoro, dall’etichetta, sente di voler diventare prima di tutto una persona soddisfatta del proprio spirito. Una persona capace di entusiasmarsi. Di apprezzare un sorriso, un abbraccio. C’è chi non sente il bisogno di riempire il proprio tempo e il proprio planning per conquistare il proprio benessere.
E c’è chi invece non riesce proprio a sfoltire i propri impegni e i propri contatti senza sentirsi perso.
Non esiste la formula perfetta per rendersi felici.
Ma esiste un modo giusto per ognuno di noi di sentirsi tali.
Ciò che facciamo nel nostro quotidiano è esso stesso il nostro copione. E’ la vita che stiamo vivendo. Vogliamo interpretarla o continuare a leggere sceneggiature che non metteremo mai in scena?
Se restiamo sempre aggrappati con la mente a qualcosa che non c’è, quel qualcosa, man mano, deruberà la nostra vita, i nostri giorni, il nostro tempo.
Se non avessimo altro tempo a disposizione che una manciata di minuti tutti per noi…con chi desidereremmo trascorrerlo? Facendo o dicendo che cosa?
Ecco…non aspettiamo. Non giochiamo con le chimere. Iniziamo a fare subito del nostro tempo la nostra occasione.
Cerchiamo la nostra partenza. E mettiamoci in volo. Non importa la destinazione: l’importante è esserci dentro a quel viaggio che ci è “capitato” in dono e che è la vita stessa.
...ad ognuno la sua partenza...
Passando ai fornelli, l’occasione del tempo estivo mi da la possibilità di sperimentare piatti come quello che vi propongo oggi che posso preparare anche in anticipo e gustare freddi o tiepidi.
Tortino di miglio al latte di cocco con ratatouille di verdure

Ingredienti:

-       miglio decorticato
-       latte di cocco
-       verdure miste (patata, carota, zucchina, melanzana, qualche pomodorino, scalogno)
-       uvetta
-       pinoli
-       erbe aromatiche a scelta (io ho usato un po’ di origano)
-       olio
  
Far cuocere (secondo i tempi riportati nella confezione) il miglio decorticato nel latte di cocco (eventualmente allungato con dell’acqua). Considerate che in genere per ogni dose di miglio, ce ne vogliono due di liquido.
Una volta cotto, mettetelo nelle formine e fate raffreddare in modo che quando capovolgerete lo stampino, il tortino non si sfaldi.
In una padella versate un filo d’olio e fate appassire lo scalogno (aggiungendo poca acqua), poi aggiungete tutte le verdure tagliate a julienne o a pezzetti.
Insaporite con erbe aromatiche a scelta, un pizzico di sale e quasi a fine cottura aggiungete una manciata di uvetta e una di pinoli.
Servite i tortini di miglio con il mix di verdure stufate.


lunedì 8 luglio 2013

L'ISOLA CHE MI E' RIMASTA NEL CUORE....

Lo sguardo alla Natura
Sono tornata da qualche giorno da una mini vacanza all’Isola d’Elba e ho gli occhi ancora pieni di immagini degne delle cartoline più suggestive: mare, spiagge, tramonti, scogli, vicoletti, localini. Le orecchie sono sintonizzate sul suono armonioso delle onde che si infrangono a riva; posso ancora sentire la brezza dell’Isola sulla mia pelle e il cuore è colmo di quell’amore e di quella libertà che ho ben riposto nella valigia del rientro.
Panorama di Marciana Marina
5 giorni costeggiando l’Isola d’Elba in lungo e in largo. Scenari diversi che mantengono lo stupore sempre attivo: spiagge di sabbia, di ghiaia, di scogli, distese azzurre e vallate verdeggianti. Il mare e la montagna, i borghi e i porti, la confusione vacanziera di alcune spiagge più turistiche, ma anche le calette riservate, il canto dei gabbiani e il fischio delle navi.
Spiaggetta di Magazzini
Scogli di Magazzini
Dato che il buongiorno si vede dal mattino…ci siamo scelti una camera vista mare così da poter iniziare ogni giorno con il panorama più bello davanti agli occhi.
Vista dal balcone della camera n. 36
Le colazioni sane e abbondanti ci davano una sferzata di energia dopo il risveglio...dopodiché c’era solo l’imbarazzo della scelta sul da farsi: la spiaggetta riservata dove lasciarsi cullare dal mare e accarezzare dal sole, la piscina dove fare qualche nuotata o tonificarsi con l’idromassaggio, la visita a qualche borgo, la passeggiata in qualche mercato rionale. La mancanza di un programma ci ha permesso di seguire le nostre voglie del momento. La vacanza è anche questo: fare ciò che più si desidera, senza schemi, senza obiettivi, solo con la voglia di vivere un'oasi di pace, istante per istante.
Non preoccuparsi del vestito, girare con l’infradito (…anche se personalmente trovo particolarmente scomoda questa calzatura…ma è per dare l’idea del senso di emancipazione dalle “etichette” che in vacanza ci rende tutti più liberi e meno impettiti), godere di tempi lenti e osservare ogni variazione del cielo, della luce, di noi stessi.
Sempre distratti e presi d’altro in città, in vacanza ci si può riappropriare del proprio tempo, del proprio essere, accorgersi dell’essere della natura intorno a noi.
Tramonto su Portoferraio
E poi… le cene in riva al mare con tramonti spettacolari, la gita in barca da Porto Azzurro fino alla spiaggia dell’Innamorata, passando per le Isole Gemini e per la Costa dei Gabbiani. Come scordare la sensazione inebriante del vento in faccia, gli spruzzi di acqua salina, quel tuffo in alto mare e l’approdo a una spiaggetta tutta per noi?
Costa dei Gabbiani

A nuoto nelle Isole Gemini
E poi… il borgo suggestivo di Capoliveri, dove abbiamo gustato il gelato più buono della vacanza, Porto Azzurro con i vicoletti pieni di luci e di botteghe artigianali, Procchio con il suo corso a misura di bomboniera e la sua spiaggia dalla consistenza del pangrattato, Portoferraio con il lungomare costeggiato da barche, alcune delle quali, a dire il vero, non proprio in linea con l’aspetto selvaggio e naturalistico della vita in alto mare dato che sembrano appendici di hotel di lusso dotate di ogni comfort e di vezzi più cittadini che marinari (…ma questa è una mia opinione…;-))
Porto Azzurro
E ancora… la passeggiata dentro la notte bianca di Marina di Campo, la serata al pub “Tinello” a Campo dell’Elba, dove ho respirato quell’aria fresca che solo la musica, l’amicizia e l’amore sanno agitare intorno al cuore, la gita in pedalò grazie al quale abbiamo potuto scoprire altri scorci inaccessibili via terra, i rientri in serata con i nasi all’insù per godere dello spettacolo del cielo stellato (e chi lo ammira mai in città?).
In un’isola l’elemento naturale in assoluto è il mare ed esso ti penetra ovunque. Il mare ti possiede, ti inebria, permette di liberare il nostro sguardo verso l’infinito, donando quella sensazione del “lasciar naufragar le ansie del quotidiano nelle onde”. Speriamo di averle spinte al largo il più possibile, perché la vacanza deve servire anche a questo: farci tornare più carichi, più leggeri, più entusiasti, forti della consapevolezza che c’è sempre un mare che ci attende dietro l’angolo. Ci sono sempre oasi dove ricaricarsi, ma soprattutto c’è la nostra memoria, dalla quale prelevare ciò che serve per riempire di istanti di bellezza i nostri occhi quando per troppo tempo sono costretti, durante il giorno, a osservare solo grigi monitor, numeri, tabelle.
Verso l'infinito
Far aleggiare un po’ di spirito vacanziero nelle nostre giornate può essere una terapia naturale per alleggerire il tempo del lavoro, il tempo in città, ogni nostro tempo.
Volo di gabbiano  
E oggi una ricetta fresca e leggera, ideale, perché no, anche come spuntino dopo una mattinata trascorsa al mare…
Insalata croccante al sedano
 Ingredienti:
-       una costa di sedano da tagliare a pezzetti
-       una patata lessa
-       noci sbriciolate
-  alghe di Bretagna essiccate (o a scelta un trito di erbe aromatiche)
-       un filo d’olio evo

Basta riunire i vari ingredienti in un piatto, condire e gustare! Un trionfo di croccante freschezza.