mercoledì 19 dicembre 2012

...PAROLE E FOGLIE AL VENTO...


...mi sono regalata una giornata. E non l’ho trascorsa ai fornelli, ma passeggiando per Roma.
Ho macinato chilometri, ho visto scorrere davanti a me vetrine, persone, macchine; mi sono immersa nell’atmosfera cittadina, resa più ovattata dalle luci e dalle decorazioni natalizie.
Poi, per rilassarmi sono andata a raccogliere foglie.
Si si proprio foglie....del resto le foglie sono da sempre simbolo del mio blog e della mia vena pseudo poetica...e quindi sono andata a stabilire un contatto più stretto e concreto con esse. Del resto un amore completo è quello che sa andare oltre l’idea e l’idealismo e ci fa propendere le mani verso altre mani, ci fa riempire le braccia di abbracci, la vita di gesti concreti di generosità e altruismo. Allora visto il mio amore ideale per le foglie, ho pensato che fosse giunto anche il momento di osservarle, toccarle, viverle, dopo averle celebrate in poesie come questa:


L’ALBERO AD UNA FOGLIA

Ti prego…
Non abbandonare il mio ramo, diventato anche tuo…
Non subire il fascino del vento che ti tenta con le sue carezze…
Non far sì che esso ti porti lontano da me…
Anche se è autunno e il pittore vorrebbe illustrare la tua caduta
Io, che ti ho accolta, ho ancora bisogno di te…
Non denudarmi…
Non lasciarmi  spoglio…
E’ vero…hai una veste imbrunita, sbiadita, avvizzita e stropicciata…
Eppur ancor  vive linfa nelle tue venature… 
 e di quella ho bisogno per nutrirmi;
e se anche una sola goccia tu  mi puoi offrire
non privarmene…
alle mie cellule la farò  bastare...

;-)
Villa Borghese si è rivelata la fonte ideale. Come un cane da tartufo, durante la passeggiata rilassata e alla luce di un sole tiepido, ma luminoso mi sono piegata a raccogliere le foglioline più belle e asciutte. Ho osservato, ho scelto le foglie che attiravano la mia attenzione e le ho riposte con cura in una bustina.
Poi ho recuperato in cartoleria altri utensili e infine ho realizzato la decorazione per il portacandela che vedete in foto.
Come una ricetta, ecco a voi la preparazione.
La foto è stata anche la scusa per soddisfare il mio desiderio di inaugurare la magnifica tovaglietta rossa con ricamo artigianale, dono che è stato fatto a me e alle mie parole, il più dolce e il più amorevole di questo Natale 2012, e che si "spalmerà" su tutti i giorni del mio calendario.  

Ingredienti:
-       candela
-       bicchiere squadrato
-       colla
-       foglie
-       cordoncino
-       colla glitter per decorare

Pulite le foglie (potete trattarle con lo spray lucidante per una durata più lunga. Io le ho lasciate così). Attaccatele con cura (e attenzione alle dita!!) sulle facciate del bicchiere. Lasciate asciugare. Ponete intorno un cordoncino e a piacere fate piccoli decori con la colla glitter (io ho fatto qualche puntino colorato qua e la direttamente sul bicchiere, nella parte non coperta dalle foglie).
Ponete la candela dentro il bicchiere, accendete e godete della luce suggestiva data dall’ombra delle foglie.



venerdì 7 dicembre 2012

SE VOLETE...CHIAMATELO NATALE...


....di qualsiasi razza, cultura, religione, lingua, sesso, provenienza, estrazione....insomma chiunque non può non assistere (almeno assistere, per il sentire...è un altro discorso...) al cambio di luci, atmosfera e scenografie in atto nella propria città durante i quindici giorni che precedono quella festività che sul calendario viene annunciata come “Natale”, o meglio come “Natività N.S.” (ho appena controllato sul planning dell’ufficio).
Ora: tralascio di proposito qualsiasi riferimento/considerazione di stampo religioso. Non ho nè gli strumenti, nè l’intenzione, nè l’aspirazione per farlo.
Voglio solo condividere con voi qualche riflessione, libera e sincera, su tutto ciò che per me significa, e non significa, Natale. Mi servirò dell’alfabeto per riepilogare e dare un ordine ai pensieri, pur sparsi tra un tempo passato, presente e futuro.
A come ADDOBBI...nel periodo in cui tutti addobbano nei modi più disparati e a volte stravaganti pini veri o finti nelle proprie case, vi dico che, sotto sotto, avrei voglia di farlo anch’io. Ma è un gesto che associo ad un nido.
Ed io il nido ancora non ce l’ho. Farlo in una stanza, in un luogo pur mio, ma non in senso “familiare”, non mi darebbe la stessa soddisfazione. E allora, da quasi dieci anni, vi rinuncio. Per questioni di spazio, ma soprattutto per questione di forma mentis.
Per me addobbare significa poter rendere calda una dimora, la “home”, non semplicemente una “casa”, l’”house”.
E lo dico non con un retrogusto amarognolo in bocca; anzi, per ora mi godo quella forza che dà la fantasia. Immaginare come addobberò il mio albero nella mia home, è un’operazione che mi riempie di energia propositiva. Le aspirazioni hanno frequenze molto forti, bisogna saperle individuare e ben posizionare sul proprio spirito affinchè diventino prima o poi la propria realtà quotidiana.
Questo per dire che, chi ne ha già la possibilità, impieghi del tempo a rendere più calda la propria “home, sweet home”! e non perchè è Natale, ma perchè si può fare di questo periodo semplicemente un’occasione per esprimere la propria creatività e spargere un soffio di favola, di poesia anche tra le pareti domestiche, dove è vero che passiamo sempre troppo poco tempo (...il lavoro, gli impegni, ecc. ecc..) ma ciò non deve voler dire considerarle alla stregua delle pareti di un ufficio.
Adesso, con questa affermazione, rischio di sembrare incoerente perchè predico il calore, il colore dopo aver ammesso che io non lo faccio. E vabbè, evviva le contraddizioni! ;)
B come BALOCCHI...vabbè il vento natalizio mi riporta indietro ricordi legati ai primi giochi che venivano sapientemente nascosti in cantina da un Babbo Natale (e una Mamma) non ricchissimi nel sacco, ma sicuramente nel cuore...il primo regalo del quale ho memoria fu un Mazinga Zeta di peluche che era alto quanto me. Lo stupore è l’emozione che mai scorderò...
C come CITTA’...mai come in questo periodo dell’anno mi viene voglia di visitare nuove città, piccoli borghi, per vedere come vengono decorate strade, vetrine e piazze nelle varie località...
D come DONI...apprezzo in particolar modo i doni mascherati. Quelli che non hanno bisogno di essere impacchettati, che non necessitano di calcoli di budget, di giri frettolosi nei negozi, ma di un’ispirazione dettata da un sentimento speciale, inatteso; può essere una rivelazione, un segreto, un’esperienza, una proposta fuori programma o semplicemente una colazione rilassata, sapendo che non ci sarà bisogno di guardare l’orologio, perchè quel tempo tutto per noi è già il dono che decidiamo di farci in un giorno di festa.
E come ESPERIMENTI...mai come in questo periodo ognuno si diverte a sperimentare quello che può con quello che ha: c’è chi prepara biscotti decorativi da appendere al proprio albero di Natale, chi confeziona oggetti artigianali “fai da te” da regalare ad amici e parenti, chi si cimenta con nuove ricette per i vari cenoni, e pranzoni, delle feste. Io, a Natale, da alcuni anni sperimento “il dolce abbandono”: quello che mi consente di godermi i momenti senza momenti particolari, che mi fa girare rilassata e curiosa per i mercatini, ma senza le tipiche ansie da caccia al regalo dell’ultimo minuto. Infatti non stilo più in anticipo elenchi di persone con i rispettivi regali da scovare faticosamente negli angoli più intasati di Roma. Procedo al contrario: se capita che, girando per negozi e bancarelle, un qualsiasi oggetto o idea mi fa venire in mente una persona, e provo il desiderio di regalargliela, allora effettuo l’acquisto, altrimenti non mi sforzo, sennò il regalo diventerebbe un supplizio, un lavorio mentale poco spontaneo e fonte di sensazioni non gradevoli (stress, nervoso, ansia) delle quali nessun gesto d’amore o generoso dovrebbe essere intriso.
F come FAMIGLIA...la famiglia è il nido, prima ancora della “home” di cui dicevo sopra; è il porto sempre aperto, l’approdo, il rifugio. Purtroppo, non per tutti può essere così. E allora c’è chi individua la famiglia nei propri amici, o nei propri amici a quattro zampe, o nei parenti più stretti. La mia famiglia stessa è il mio Natale, e non importa se, per ragioni geografiche, capiterà di trascorrere insieme altri giorni e non quelli canonici del calendario. Anche la famiglia ha delle energie sottili in grado di raggiungere e ricongiungere sempre i suoi componenti, anche quando questi si trovano in luoghi, o addirittura in dimensioni, diverse.
G come GHIRLANDE...quelle tonde, da appendere alle porte e con scritto “Buone feste”...
I come ILLUMINARE...non importa se con le lucine, le candele, le fiammelle, il camino...per me l’atmosfera è d’obbligo e non posso sentirmi “in raccoglimento” con una luce sparata o artificiale. Fosse per me il cenone di Natale si svolgerebbe a lume di candela...o di camino, e con le musichette di Natale in sottofondo...;)
L come LETTERA...non ricordo di aver mai scritto la classica letterina a Babbo Natale: o non ci ho mai creduto o non sapevo cosa chiedere per eccesso di scelta...nel dubbio, mi astenevo.
M come MUSCHIO...una cosa che mi piaceva, da piccola, era il tappeto di muschio che mio padre andava a raccogliere in un bosco vicino casa per posizionarlo nel presepe. Tra le statuine, la mia preferita era il dormiglione, invece mal sopportavo il pezzetto di carta stagnola per ricreare un laghetto o un ruscello. Mi sembrava un’inutile incoerenza: lago finto su un prato vero. A quel punto, meglio rinunciare del tutto all’elemento “acqua”.
N come NOCI...ripensando ai Natali di fanciullesca memoria, il cestino della frutta secca, almeno da me, compariva sempre solo nei giorni delle feste natalizie. Poi, misteriosamente, scompariva. Le nocciole o ammuffivano o le rubava qualche scoiattolo...mah...
O come OZIO...in un tempo in cui tutti fremiamo, siamo costretti a correre, a stressarci nei tragitti casa/lavoro/casa, in cui abbiamo sempre qualcosa da fare, qualche commissione da gestire, qualche appuntamento da organizzare, il pregio che possono avere i giorni di festa, anche per gli allergici ai riti ed alle celebrazioni, è anche quello di farci assaporare il gusto del “dolce far niente”...
P come PANETTONI, PANDORI...ammetto il mio non apprezzamento per i tipici dolci natalizi. Ciononostante l’anno scorso mi sono cimentata con il mio primo esperimento di pandoro fatto in casa. E mi ha dato pure soddisfazione. Ma quest’anno, guarderò altrove. Che il natale perdoni il mio dolce fuori tema...
Q come QUASI QUASI mi fermo qui, perchè con questa lettera non mi viene niente legato al Natale...;-)
R come RENNE...ho sempre fantasticato su come debba essere bello potersi recare al profondo nord del mondo, in Lapponia, dove le renne ci sono davvero e non sono soltanto il motivo decorativo di un qualche suppellettile natalizio...
S come STELLA DI NATALE...questa pianta ha un ciclo di vita regolato sulla durata delle feste di Natale...raramente riesce a sopravvivere dopo l’Epifania (...”che tutte le feste si porta via...bla bla bla”)
T come TOVAGLIA...una bella tovaglia il giorno di una festa che si reputa importante è già metà dell’opera. Poi certo conta ciò che ci si mette sopra. A me il Natale ricorda tanto una tovaglia gialla, di stoffa grezza, che in famiglia abbiamo usato tanti anni di seguito durante i cenoni della vigilia. Da qualche anno quella tovaglia è stata mandata in pensione, sostituita da una più tradizionale tovaglia rossa. 
U come UVA...a Natale fanno sempre in bella mostra, sui banchi del mercato, e sulle tavole imbandite, le più disparate varietà di frutta, anche non di stagione. Non si capisce perchè, a Natale, in pieno freddo, dovrebbe venirmi voglia di fragole, ciliegie o del  frutto della passione. Infatti, di solito, dopo la cena della vigilia o alla fine del pranzo il giorno di natale, mi indirizzo sull’uva, o al massimo sui mandarini. Preferisco non andare, per vezzo, fuori stagione.
V come VALIGIA...ho sempre immaginato quanto sarebbe bello, prendere una valigia, buttarvi qualche vestito, e partire, sì proprio la mattina di Natale. Non mi è mai importato di fantasticare sulla meta. A stuzzicarmi e’ l’idea di vivere la dimensione del viaggio in sè, in un momento insolito e in cui il senso comune vuole che lo si passi in casa, davanti ad una tavolata, circondati da parenti o parenti dei parenti, e magari sonnacchiosi davanti ad una cartellina della tombola o all’ultima diavoleria tecnologica, dono natalizio che almeno una persona del gruppo, a turno, riceve. Per carità, sapete (almeno, lo sa chi mi legge di solito) quanto la dimensione del focolare mi piaccia, ma proprio perchè io apprezzo sempre, tutto l’anno quella dimensione (a differenza del senso comune, che se lo impone solo “alle feste comandate”), in una mattina così, almeno una volta nella vita, farei l’esatto opposto.
Z come ZUCCHERO A VELO...perchè mi ricorda la cima innevata del Monte Pandoro, una montagna che ho battezzato con questo nome e che per me ha un significato molto particolare e profondo; un monte che ho avuto il piacere e la gioia di scalare (sia pur solo con il pensiero...per ora) proprio durante il Natale di un anno fa e da allora, è rimasto saldo e solido dentro ai miei occhi, come un’immagine in più di quella diapositiva sulla quale proietto la trama di ciò che per me è il Natale...



Ecco...il Natale mi fa venire in mente tutte queste cose, e anche molte di più....
Questa volta non vi segnalo una ricetta in particolare, ma un ingrediente che vi raccomando di aggiungere in tutte le vostre pietanze, soprattutto in quelle che preparerete per i vostri cari, durante le prossime festività.
Potete usare con parsimonia tutti gli altri ingredienti, il sale, il pepe, l’olio, moderate i grassi, gli intingoli...ma su una cosa...non dosate...abbondate con generosità....

Ingrediente (principale):

-       l’amore: in quello che fate, in ciò che siete, per le persone che scegliete di avere accanto per il tempo di un pasto, o per tutta la vita.