lunedì 4 giugno 2012

CUOR DI CILIEGIA



“Ti cerco nel riflesso di un ruscello,
nell’immagine di un acquerello,
mentre mi aggiro guardinga per vicoli stretti
o corro a perdifiato per viali alberati…
Mentre giro pagine di libri eruditi
o sfoglio riviste di realtà patinata…
A volte mi tenti quando sto in mezzo alla gente.
Nel frastuono riesco a immaginare
la quiete che mi darai…
Dopo mille rumori, suoni e parole
stenderai su di me
un velo di carezzevole silenzio…
a te confiderò i miei dilemmi…
tra le tue braccia cercherò conforto…
e nel tuo ascolto troverò le risposte…
ah amata solitudine!!!”

Stare bene con se stessi rappresenta per molti uno status scontato, ma per molti altri, invece, è una conquista che tarda sempre ad arrivare. I presupposti sono la volontà di conoscersi (ma…conoscersi nel profondo) e la disponibilità ad affrontare un cammino che può (anche) essere impervio, ma senza il quale non riusciremmo a far emergere, e superare, anche le nostre zone d’ombra.
Una conoscenza a tutto tondo di se stessi è il primo passo per riuscire ad assestarsi, investire nei propri punti di forza e prendere confidenza con le proprie debolezze, che non sono macchie indelebili, ma pennellate di colore da stemperare con cura nella tela che ci rappresenta.
Se noi, per primi, ci accontentassimo di quell’immagine che riteniamo “accettabile”, come potremmo vivere un’esperienza di vera conoscenza con la nostra anima e con quella di coloro che vogliamo tenere per mano lungo il cammino della nostra vita? Potremmo farcela, certo. Ma al costo di interpretare, non vivere, la vita di qualcuno/a che non siamo noi…
Spesso si cerca nell’altro/a, negli altri, la formula magica per stare bene. Ed ecco scattare le dinamiche di compensazione: “mi mostro in questo modo così tu mi vorrai bene e io poi starò bene”. Oppure “devo comportarmi in questa maniera così sarò apprezzata e poi potrò stare bene” ecc. ecc. Il nostro benessere viene sempre relegato ad un “POI” condizionante.
L’esterno diventa la conditio sine qua non di uno stato che dovrebbe essere coltivato a partire dal nostro interno.
Il giudizio degli altri, il loro apprezzamento diventa l’unità di misura del nostro stare bene. E così facendo, restiamo dei dipendenti (pure precari) dell’altrui volontà.
Se quell’interno rimane sommerso, costretto, relegato, non arriveremo mai a trovare la chiave giusta che apre le porte del nostro benessere.
Non si nega l’impatto che l’esterno può avere sul nostro equilibrio: non siamo di gomma, e non siamo impermeabili (per fortuna, aggiungo…).
Ma a maggior ragione se quell’intenzione di equilibrio non la facciamo poggiare su di una base interna solida e autentica, da plasmare nei momenti di raccoglimento, allora il nostro procedere, continuamente esposto agli sgambetti dell’esterno, diventerà come lo sventolio di una bandiera esposta ai venti…
Se l'interno è già cedevole, l'esterno lo sgretola del tutto.
E ora, dopo aver riflettuto un pò sul senso positivo che può avere una serena solitudine, passiamo al nostro dolcetto che sa di ciliegie e di primavera…da gustare da soli o anche in amorevole compagnia, perché stare bene con se stessi non è crogiolarsi nel proprio ego, ma saper apprezzare i momenti di solitudine, come anche assaporare il gusto di un momento condiviso, che sarà di vera condivisione, perché vissuto nella libertà del proprio essere…
La ricetta base l’ho tratta dal blog “Cavoletto di Bruxelles” ( http://www.cavolettodibruxelles.it/2008/07/la-torta-di-ciliege); io vi ho apportato qualche modifica…

Ingredienti:
-       100 gr di farina di kamutt
-       120 gr di zucchero di canna
-       100 gr di farina di mandorle
-       80 gr di burro
-       2 uova intere
-       1 cucchiaino di lievito biologico
-       Ciliegie denocciolate
-       un pizzico di sale

Mescolate il burro ammorbidito con lo zucchero, aggiungete la farina di mandorle, le uova; unire la farina, il lievito e il pizzico di sale. Mescolate per bene.
Versare l’impasto in una tortiera di 22 cm di diametro e cospargete la superficie di ciliegie denocciolate (schiacciandole un po’ all’interno dell’impasto) e infine spolverate di zucchero di canna.
Cuocere in forno caldo a 180^ per circa 45 minuti.









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