lunedì 14 maggio 2012

PIATTI NATURAL PER PACIFICARE IL GUSTO E IL PENSIERO...


“Forse un giorno giungerò a far sì che viaggi e lontananze mi appartengano nell’anima, arriverò al punto che le loro immagini siano in me, senza più doverle concretizzare. Forse giungerò anche ad avere in me stesso patria, ed allora non ci saranno più vagheggiamenti di giardini e casine rosse. Avere patria in se stessi!
Avere un centro e dal centro scaturirebbero tutte le forze. Così invece la mia vita non ha un centro, ma oscilla sussultando tra serie molteplici di poli e antipoli. Qui nostalgia di essere a casa, là nostalgia di essere in cammino. Desiderio ardente di solitudine e monastero qui, anelito all’amore e alla comunità là! Ho raccolto libri e quadri e di nuovo me ne sono disfatto. Ho coltivato l’esuberanza e il vizio e me ne sono allontanato per l’ascesi e la mortificazione. Ho venerato devotamente la vita come sostanza e pervenni al risultato di non poterla amare e riconoscere che come funzione. Ma non è affar mio cambiarmi. E’ compito del miracolo. Il miracolo sfugge chi lo cerca, chi vuole attirarlo ed aiutarlo. Compito mio è fluttuare tra numerosi contrasti irrisolti e tenermi pronto, se il miracolo mi sorprende”   (“Casa Rossa”, contenuto in “Storie di vagabondaggio”- Hermann Hesse)

Ancora una volta, per caso, giungono le parole di Hermann Hesse a sorprendermi…
Nello specchio d’acqua dei suoi pensieri si riflettono certi raggi proiettati dalla mia mente.
L’inquietudine viene il più delle volte connotata in senso negativo, ma (penso io) esiste anche quell’inquietudine stimolante che spinge a far domande, a cercare risposte dentro e fuori di sé, che ci fa confrontare con l’evoluzione della nostra vita, dei nostri pensieri, delle nostre sensazioni, fisiche e non.
L’anima inquieta è un’anima recettiva, vigile, attenta. Sa anche pacificarsi, ma se ritorna ad ardere, accetta di affrontare le fiamme per seguire o inseguire la direzione del proprio sentire.
L’anima inquieta è pronta a mettersi in gioco, è disposta ad accettare i rischi, vive con intensità, il bello e il brutto, il positivo e il negativo.
Non ha la pretesa di sentirsi arrivata, perché sa che il gusto del viaggio, di ogni viaggio, sta nei suoi tragitti…
Non ha bisogno di esibire false certezze, o di nascondersi dietro maschere di apparente completezza o di finta coerenza. Sa mostrarsi con le sue fragilità, accetta le sue contraddizioni perché è anche di quelle che è composta la sua vita.
Negarle sarebbe rinunciare alla propria autenticità; tentare di sopprimerle senza averle prima vissute o risolte sarebbe imbastire il proprio tessuto con un filato non adatto.
I pensieri, le inquietudini vestono la nostra mente così come i vestiti coprono il nostro corpo. E così come non possiamo indossare un abito che non sia della nostra taglia, così non possiamo tentare di far entrare pensieri che non ci appartengono, almeno finchè non ci appartengono.
“Compito mio è fluttuare tra numerosi contrasti irrisolti e tenermi pronto, se il miracolo mi sorprende”.
Fluttuare nella propria verità…quand’anche non sia quella ideale, perfetta, o quella che avevamo immaginato di poter incarnare o quella che altri ci  hanno propinato come giusta…l’importante è fluttuare nella propria verità…per accogliere il vero IO e, presa questa consapevolezza, poter affrontare le scelte, le prove e le esperienze in maniera più saggia e conforme ai colori e alle forme  della nostra anima.
Pacificarsi con se stessi è il tentativo per mitigare quei contrasti che rimarrebbero irrisolti se li si affrontasse con una chiave di lettura non propria.
Per contrastare la complessità del pensiero, oggi vi propongo una ricetta molto semplice, natural e salutare: un risottino ai finocchi, dove i protagonisti sono loro e basta: il riso e il finocchio.


Ecco gli ingredienti (dose per 1 persona):

- 70 gr di riso
- 250 ml circa di brodo vegetale
- ½ finocchio
- 2 cucchiai di olio, sale e pepe
- scorza grattuggiata di 1 limone


Preparazione
In un tegame far scaldare l’olio, aggiungere il finocchio a pezzetti, poi far tostare il riso e sfumare con un mestolo di brodo. Proseguire con la cottura del riso, aggiungendo man mano il brodo e verso metà cottura regolate di sale e un pizzico di pepe. Servite caldo, decorando con la scorzetta grattugiata di limone (che con il finocchio ci sta proprio bene…)


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

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